• Il Mantenimento Estivo

    Siamo arrivati al termine della stagione e tra poco tutti partiranno per le meritatissime vacanze, ma inevitabilmente ci si comincia ad organizzare per il rientro, per quello che sarà la ripartenza.
    Quando, dove, come … ancora 10/15 giorni di queste domande per organizzarsi e poter partire per il mare o la montagna senza doverci più pensare e godersi il riposo.
    E ogni anno preparo in anticipo una scheda di MANTENIMENTO ESTIVO per i ragazzi che ritroverò ad Agosto per la preparazione, perché anche se sono in vacanza qualcosa devono fare per arrivare in condizioni “decenti” alla preparazione pre-campionato.
    Non si tratta di un impegno esagerato, ma è importante.
    Dipende tutto dagli obbiettivi che ci si pone di raggiungere, e dal risultato che la società e i giocatori vogliono conquistare.

    4 giorni a settimana, per 4 settimane, sedute in crescendo di intensità con lavori aerobici e anaerobici, oltre ad esercizi di STRETCHING e FORZA.
    Viene istintivo pensare che tanto i ragazzi non seguiranno il programma e che poi se ne accorgeranno al rientro, ma … perché?
    Nelle mie pause estive da calciatore mi tenevo in forma perché non volevo arrivare devastato al pre-campionato e non è una questione di categoria, perché puoi giocare in una Provinciale, Regionale, Nazionale o Primavera e vale sempre.
    Dipende dalla testa e dalla motivazione.
    Ovvio che stimoli e soprattutto responsabilità crescono a seconda della categoria, ma vero anche che si cercano risultati nei Provinciali come delle Primavere.
    Siamo quasi pronti per spiagge ombrelloni e mare … ma portiamoci dietro anche le scarpe da ginnastica.



  • Quando ritrovi motivazione

    E’ esattamente quello che sta succedendo a me in questo periodo.
    Negli ultimi anni ho pagato anch’io, da allenatore, lo scotto di due anni difficili a causa del Covid.
    Terminato in anticipo un campionato che stavamo vincendo, vissuto una stagione senza giocare il campionato e l’ultima esperienza anch’essa condizionata dalla coda di questa pandemia.
    Ora, lasciandosi tutto alle spalle, bisogna ricominciare ma trovare gli stimoli giusti non è semplice.

    Così appena mi è capitata una opportunità interessante e importante, l’ho colta al balzo e voglio fare le cose fatte bene, meglio, perchè è una sfida e siccome dico sempre che “prima di sfidare gli altri devi sfidare te stesso” … quale migliore occasione per dimostrarlo?
    Sto entrando piano piano in una nuova realtà, senza traumi per me e per i ragazzi, la Società e lo staff.
    Ho capito di avere la possibilità di lavorare insieme a persone che hanno voglia e valori importanti, condizione per me fondamentale.
    Non è facile ma è cominciata una nuova avventura che giorno dopo giorno mi sta ridando la voglia, la grinta e la determinazione che non trovavo più e che mi mancavano quasi come l’aria.

    … coming soon …


  • Torniamo a parlare di Calcio?

    … e magari ad insegnarlo ?

    Arrivato a fine stagione, torno sempre a ragionare sul Calcio, su cosa ho fatto di buono e di male durante l’anno e, più in generale, vado a rivedere tutto quello che mi è successo intorno.
    Oggi è evidente quanto il problema sia il gioco più di ogni altra cosa e spesso infatti vedo squadre, dai Giovanissimi fino alle prime squadre, giocare tecnicamente sempre meno ma utilizzare sempre di più la prestanza fisica per cercare di vincere.
    Già, per VINCERE. Questo obbiettivo che condiziona i Mister e le Società, ma è giusto?

    Il mio pensiero

    Trovo corretto insegnare l’agonismo e che si gioca per vincere, ma spesso vengono dimenticati o messi in secondo piano quegli aspetti che invece vanno posti davanti a tutto e a fronte dei quali “vincere” viene dopo.
    Per quanto mi riguarda inseguo prima di tutto il “gioco”, quello col cervello, ma anche con cuore e gambe, perché devi imparare che per raggiungere un risultato, dove sono molti a competere, nessuno ti regala niente e se si vuole “giocarsela” bisogna sputare sangue, sudare, dare l’anima, sfondarsi i polmoni.
    Uno dei problemi principali tuttavia è che secondo il luogo comune il Mister dovrebbe “spaccare” i ragazzi durante la preparazione e anche durante l’anno negli allenamenti, ma secondo me la realtà è leggermente diversa.
    Il Mister deve sì dare una buona se non ottima preparazione atletica ma soprattutto deve motivare, deve spingere i ragazzi a esprimere carattere e personalità, ad avere coraggio e a lottare per raggiungere i risultati col sacrificio, perché solo in questo modo si riesce a dare il giusto peso alle cose.
    La vittoria viene dopo, almeno nelle giovanili, poi ovviamente quando si arriva alla prima squadra giocare per vincere diventa una priorità più professionale, ma si parla di una nuova fase di un percorso cominciato da bambini, quindi è plausibile.

    Cosa serve insegnare

    Senza parlare di Juniores/Primavera o Prima squadra, che meriterebbero un discorso a parte, nel settore giovanile la prima cosa è solo divertirsi fino agli Esordienti imparando giocando la tecnica e qui sono molto importanti le competenze degli istruttori.
    Dai Giovanissimi in su le cose cominciano a farsi più serie e quindi diventa più intensa la preparazione atletica, ma anche la tecnica individuale e collettiva.
    A me piace vedere i passaggi di prima, a un tocco, ma questa è tecnica che va allenata … e poi ?
    Pensiamo solo al Tika Taka?
    No, dai, a me piace vedere i dribbling, saltare l’uomo anche con qualche giochetto, un lancio lungo, uno stop di petto, qualche tiro eccezionale con uno stop altrettanto incredibile … solo che non bisogna esagerare con l’egoismo, ma è necessario pensare sempre che ogni azione è in funzione della squadra e non solo del singolo, altrimenti si giocherebbe da soli.
    Valorizzando le caratteristiche tecniche dei singoli ragazzi, valorizzi anche la squadra.
    Se ho in squadra Maradona non posso fargli fare solo passaggi di prima, scarico e ampiezza, perché le sue caratteristiche sono altre (che però devo capire), come il dribbling, gli assist e il tiro, e sono proprio quelle che devo fargli mettere a disposizione della squadra dandogli la serenità di esprimerle nel modo corretto.
    Palla avanti e palla indietro, cioè Appoggio (avanti), Sostegno (dietro), giocare in ampiezza per aprire gli spazi agli avversari, chiudere velocemente e verticalizzare il più velocemente possibile, far ripartire tutto da dietro quando non si trova una soluzione per sfondare, tirare anche da fuori area, cambi di gioco …. devono farli tutti, ma ognuno con le proprie caratteristiche tecniche.
    Questo per me è Calcio, ma non la pensiamo tutti nello stesso modo … per fortuna.


  • Incredibilmente male

    Un’altra domenica, l’ennesima, dove si macina gioco, niente palla lunga, si costruisce da dietro e si gioca a Calcio, quello che voglio io e vi assicuro che in Terza Categoria non è così scontato, anzi, molti giocano solo di fisico e cattiveria, oltre a lanci lunghi e … “poi ce la giochiamo là davanti”.
    Niente, abbiamo fatto di tutto, non ho tenuto il conto dei tiri in porta, dei pali, dei salvataggi ravvicinati del portiere avversario e del rigore che abbiamo sbagliato, ma … niente, non c’è stato verso.
    Continuiamo a disputare delle partite tecnicamente migliori degli avversari ma non riusciamo a metterla dentro, pur tirando tantissimo, poi a loro bastano 3 azioni per fare 3 gol, assurdo.
    Di certo c’è che la colpa è nostra e dobbiamo fare una seria autocritica.
    Non è che siccome siamo in terza categoria allora non possiamo giocare e allenarci in modo serio, non è che possiamo fare le cose a caso.
    Sempre gli stessi errori a fine partita, si comincia (forse per la stanchezza o forse no) a dare la colpa a qualcun altro, ai compagni creando delle tensioni che non devono esistere.
    Ovviamente si va avanti e pensiamo a creare le basi si qualcosa pensando al futuro, anche se al momento non sappiamo nemmeno quale possa essere, ma lavoriamo per migliorare e soprattutto capire.
    Qua nessuno si deve e si può sentire intoccabile, a partire dall’allenatore (che sta scrivendo) e fino a tutti i giocatori, dirigenti, società.
    Al momento chi continua ad accusare gli altri dovrebbe pensare ai danni che sta creando e riprendere quell’umiltà che fa grande l’Uomo.
    Tutti facciamo bene e tutti facciamo male, bisogna sempre pensare alle soluzioni, non solo alle ipotetiche e personali colpe, perché non porta a niente.
    Credo nei miei ragazzi dal primo all’ultimo, in quello che polemizza, in quello che da sempre le colpe agli altri, in quello che si lamenta con me e con tutti, in quello che si impegna, in quello che si scusa, in quello che ci prova e sbaglia, in quello che ha paura di provarci ma poi ci prova ugualmente…. io credo in tutti, perché li conosco, conosco le loro potenzialità e se mi arrabbio e perdo la pazienza è proprio per questo motivo, perché rispetto a quanto avremmo potuto raccogliere con le capacità a disposizioni, le avessimo sfruttate bene, non saremmo di certo in questa situazione.
    Ora a me non piace recriminare e quindi non lo farò.
    Testa bassa e lavorare fino alla fine (non credo ci sia il copyright su questa frase).


  • LAVORI IN CORSO

    Quando pensi di aver trovato la quadra è invece all’improvviso non gira niente, ti sembra improvvisamente di scalare una montagna su una parete verticale indossando le espadrillas.
    Un po’ sconfortante.
    I ragazzi cominciano a dire cosa sarebbe meglio, cosa è peggio, chi fa bene, chi fa male e anche che porta sfortuna.
    Faccio fatica a rispondere a queste affermazioni, in primis perché non ne azzeccano una e in secondo luogo perché non hanno capito quale sia il problema vero.
    Purtroppo si continua sulla strada di dare la colpa a qualcuno invece di capire dove bisogna migliorare, concentrarsi, trovare la soluzione che fino ad ora è mancata, ma è più semplice dire che è colpa di uno o due che sbagliano sempre, che non si impegnano e cose del genere.
    D’altra parte ognuno ha il suo ruolo per un motivo.
    Sicuramente paghiamo errori che ci hanno un po’ tagliato le gambe e hanno pesato fortemente sul morale durante le partite, ma non abbiamo ancora capito che bisogna reagire, con lucidità e intelligenza.
    Non che sia facile, ma al momento quella è la strada da intraprendere.
    Chi sbaglia e chi fa fatica lo sa, se ne rende conto, e dargli addosso non è certo utile a ridare coraggio e tanto meno al clima in squadra, anche se capisco l’istinto del giocatore che di fronte ad una sconfitta deve aggrapparsi a qualcosa.
    E’ chiaro che non si finisce mai di imparare e questo vale per i ragazzi quanto per me.
    Continuiamo sulla strada della ricerca di una soluzione e soprattutto di migliore gestione dei propri sentimenti prima, durante e dopo la gara.
    In allenamento ci si deve allenare, sia tecnicamente che con l’atteggiamento, per ciò che si dovrà fare in partita.
    Se non sei serio in allenamento non lo sarai in partita.
    Se non ti impegni in allenamento non lo farai in partita.
    Se non cerchi di fare la cosa giusta in allenamento non lo farai in partita.
    Se non porti rispetto per i compagni in allenamento non lo farai nemmeno in partita.
    Insomma, ci si allena per la partita. Tanto banale quanto scontato, ma ce ne dimentichiamo anche troppo facilmente e poi si finisce sempre a tarallucci e vino.
    A me invece girano i “cabasisi” (Montalbano Cit.).
    Non è il mio modo di vedere il calcio agonistico, senza togliere che la componente divertimento deve esserci sempre.


  • Gestire l’imprevisto

    Un anno denso di imprevisti, sofferenze, dispiaceri e anche qualche soddisfazione, ma stavolta niente soddisfazione.
    Abbiamo pagato caro un imprevisto, l’infortunio ad un nostro compagno di squadra, importante perché un po’ un riferimento per tutti, il più esperto del gruppo che oltre tutto dopo 10 minuti ci ha portato in vantaggio. 0-1.
    Trascorrono 5 minuti. Atterra male e … crack … il ginocchio destro va a farsi benedire.
    Sofferenza, ambulanza e shock dei compagni, che invece di reagire sono rimasti sopraffatti e a fine primo tempo eravamo già sotto 4-1.
    Un disastro più umano che calcistico.
    La cosa che mi ha fatto più male è stato vederli non saper cosa fare, annaspare, fare errori assurdi per disattenzione, mancanza di quella concentrazione che si è allontanata dal campo insieme all’ambulanza che ha portato Hamza al Pronto Soccorso.
    Non sapevo come affrontare la situazione con i ragazzi, quindi sono stato semplicemente me stesso.
    Negli spogliatoi ai ragazzi ho spiegato bene il mio pensiero, quello che mi sentivo dentro, quello che non vedevo nei loro occhi e che invece avrebbe voluto vedere proprio chi ha dovuto abbandonare il campo. Non sono stato tenero o affettuoso, ero incazzato, incattivito per l’accaduto, perché so cosa vuol dire farsi male in partita e dover abbandonare con tutte le paure del caso, perché non vedevo la reazione ma già il destino della partita e dovevo trovare il modo di ridare fiducia ai ragazzi per giocare tutto un secondo tempo di 45 minuti in modo che non fosse una sofferenza ma ci fosse uno scopo, uno stimolo a fare qualcosa.
    Sapevo che ormai la partita era andata, ma volevo vedere da parte loro una reazione.
    Non so se sono state le mie parole, ma sono entrati con un piglio diverso, comunque ancora sbarellati, ma hanno dato tutto.
    La foga porta confusione e la stanchezza ha fatto peggio, ma almeno ho visto che ci hanno messo tutti l’anima.
    Non è servito per il risultato, ma almeno non hanno potuto recriminare sull’impegno.
    Resta il fatto che ci si innervosisce troppo, si parla continuamente e si finisce sempre per cercare un colpevole che guarda caso è sempre qualcun altro. Non va bene.
    Il problema è stato non saper affrontare e gestire l’imprevisto.
    Non è facile farlo e nemmeno scontato che si riesca, ma non provarci nemmeno è l’unica colpa. Lucidità e compattezza, questi sono gli elementi fondamentali, e aggiungerei anche passione, perché senza non si fa niente.
    Ora bisogna solo rialzarsi, guardare avanti, essere propositivi e positivi.
    Non si finisce mai di crescere e imparare.
    Vale per i ragazzi quanto per me.


  • Lezione di umiltà

    Non si finisce mai di imparare e questo accade ogni giorno, dalla vita quotidiana, dalle piccole e dalle grandi cose, ma soprattutto da quello che facciamo che sia giusto o sbagliato.
    Errare è umano, capita, e meno male che si sbaglia perché sbagliare è il modo migliore di imparare, sbattendoci il muso, un po’ come quanto mettendo un chiodo ti picchi il dito col martello. La volta dopo stai sicuramente più attento e prendi delle contromisure.
    Ieri è andata proprio così: ABBIAMO SBAGLIATO !!!
    Ora bisogna soprattutto capire, ammettere e accettare cosa abbiamo sbagliato, ma anche capire, ammettere e accettare quello che si dovrà fare da ora in poi.
    Il problema principale è stato la mancanza di umiltà.
    Certo, sembrano sempre le stesse cose, ma ognuno deve guardarsi le sue e noi dobbiamo dire che fare gli spacconi non ci ha fatto bene, che pensare di essere adesso i più forti del mondo non va bene, che “tanto vinco anche se faccio serata il giorno prima tanto dormo fino a tardi” ma poi magari dormo solo 3 o 4 ore, sottovalutando magari anche gli avversari … bene, dobbiamo classificare questo sotto il termine della STUPIDITA’?
    No, non è il mio pensiero, io la vedo come una LEZIONE, solo che bisogna impararla.
    Serve UMILTA’ e lavorare per ottenere i prossimi risultati e inseguire un obbiettivo anche se può sembrare irraggiungibile, ma come dico sempre e NON E’ UNA FRASE MIA, bisogna crederci … FINO ALLA FINE.
    Poi vedremo cosa raccoglieremo, anche se sicuramente è una lezione di vita importante sia dal punto di vista sportivo che da quello umano.
    Più che mai ora dobbiamo fare squadra, perché una cosa del genere va risolta insieme, senza additarsi.
    Non ho mai e non ho mai sentito una intervista dove si dice che è colpa di tizio o di caio, anche perché difficilmente la colpa è di uno solo o di pochi, ma soprattutto perché le cose si sistemano in casa, negli spogliatoi, ma anche in campo durante gli allenamenti dove di solito ci pensa il Mister.
    Ora bisogna ripartire dalle nostre sicurezze per risolvere le nostre debolezze, ma restando uniti, allenandoci con determinazione e volontà.
    Eliminando le stupidaggini e concentrandosi sul lavoro da fare.
    Siamo ancora in corsa … non si molla mai … fino alla fine …


  • Un altro passo avanti

    Un’altra prestazione positiva e stavolta con un gioco più convincente.
    Nonostante non siamo abituati a giocare su campo naturale, ottima partita con grande determinazione e convinzione.
    Il lavoro comincia a pagare, ma la strada è lunga e dobbiamo continuare senza abbassare la guardia.
    Ho grande fiducia nei miei ragazzi.
    Questa settimana non ho altre parole se non un grande BRAVI !!!
    Ora testa bassa, umiltà e lavoro duro in settimana.
    Una partita alla volta, niente calcoli.
    Avanti tutta !!!


  • Una buona giornata

    Una vittoria importante contro la prima in classifica.
    Siamo partiti male, sembravamo stanchi e senza fiato, senza grinta.
    Abbiamo fatto molta fatica e siamo andati sotto su una nostra disattenzione in difesa.
    Piano piano però abbiamo recuperato sicurezza e ci siamo sbloccati, pur non giocando bene e con Picerno ci siamo guadagnati un rigore importante realizzato da Aguirre.
    L’intervallo è servito a sgrullarci un po’, resettare e riprendere fiducia in noi stessi.
    Secondo tempo diverso, palla a terra, impostazione del gioco dal basso e meno lanci lunghi inutili e deleteri per il gioco.
    Anche tornando in svantaggio sempre per una disattenzione, abbiamo subito pareggiato con un bel tiro da fuori di Messina.
    A 10 minuti dalla fine Aguirre si guadagna un altro calcio di rigore che sempre Aguirre trasforma.
    Gli ultimi 10 minuti diventano 14 col recupero ma siamo riusciti a tenere il risultato senza rischiare troppo.
    Questo ci fa capire il nostro valore, perché siamo all’altezza degli avversari, e adesso siamo anche consapevoli che abbiamo buttato via un girone d’andata e ma anche che abbiamo intrapreso la strada giusta.
    Ci sono ancora molte difficoltà da superare, molte situazioni da aggiustare, ma siamo pronti a lavorare per farlo?
    Questo è il primo obbiettivo: essere decisi e determinati a continuare sulla strada intrapresa.
    Di sicuro è stata una buona giornata, ma è passata e dobbiamo già cominciare a pensare alla prossima.